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memorie collettive
di Piero Tatti


A metà degli anni 80, giovane bibliotecario, ebbi modo di programmare e sperimentare (molto positivamente) fra le attività didattico-culturali, anche quella del cineforum. Alla fine della proiezione del film (videocassetta preso a noleggio in città) si apriva una libera discussione, un dibattito fra gli spettatori. Di solito una quarantina di giovani utenti. Un confronto interpersonale, intersoggettivo con uno scambio di idee e di opinioni. Ricordo. molto bene, i giudizi diversi e gli originali punti di vista che sempre nascevano sul film appena visto. La biblioteca diventava per l'occasione una palestra per l' educazione al senso critico, al giudizio del bello, al gusto estetico e artistico. Eravamo li per libera scelta, per discutere. Ci univa la dimensione comunicativa, il luogo, il tema. Non tutti prendevano la parola. Alcuni ragazzi ascoltavano in silenzio gli interventi. Prendevano però coscienza e venivano stimolati dal/al Pensiero Creativo (Creative & Critical Thought) su cui si regge, o si dovrebbe reggere, credo, parte del progresso civile e sociale. Ben venga dunque il film d'Autore, la rassegna del corto, il festival del cinema purchè sappia attrarre i giovanissimi ... li coinvolga e piano piano in questo "spazio creativo" diventino protagonisti, attori, scenografi, musicisti, registi.


Osservando gli spettatori durante la proiezione pubblica del documentario L'Ultimo Canto del Gallo (2007)ho notato, tra essi, molti giovani. Attenti e interessati. Divertiti. E questo non può che fare piacere al regista, agli autori e più ancora ai protagonisti. La tradizione e la modernità piace alla gente, soprattutto se ben miscelati. I giovani in particolare sanno cogliere e apprezzare, con la ricerca e lo studio, l'elaborazione culturale, la spontaneità, la semplicità e l'originalità del messaggio.

Per capire di più il mondo che si vive occorre sfruttare quel [ <capitale di sopravvissuti in grado di assicurare un certo recupero della realtà vissuta>] suggeriva e profetizzava l'antropologo francese A.Leroi-Gourham nell'opera "
Il gesto e la parola" Torino, 1977. Da trent'anni, dopo un breve collaudo, anch'io seguo questa semplice "ricetta". Pochi, nobili ingredienti.

Promozione e valorizzazione della cultura regionale. Una risorsa viva e palpitante. I tesori nascosti sono davvero tanti. Potremo cominciare dalla nostra lingua. "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi" sosteneva Marcel Proust. Ai giovani piace la storia locale. Per molti ragazzi il film-documentario può diventare un'occasione speciale (unica) per conoscere il passato, sviluppare la coscienza storico-critica e scoprire in gruppo, quando lo si proietta, al buio, la propria identità, le tradizioni degli avi ... perchè oggi più che mai, in questo villaggio globale, come dice il sociologo M. McLuhane, "diventiamo esattamente ciò che vediamo".





















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